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Bypass coronarico nei pazienti con cardiomiopatia ischemica


Il beneficio di sopravvivenza di una strategia di bypass coronarico ( CABG ) aggiunto alla terapia medica guidata dalle lineeguida, in confronto con la sola terapia medica, nei pazienti con malattia coronarica, insufficienza cardiaca, e grave disfunzione sistolica ventricolare sinistra rimane non bene definita.

Dal 2002 al 2007, in totale 1.212 pazienti con frazione di eiezione uguale o inferiore al 35% e malattia coronarica suscettibile di CABG sono stati assegnati in modo casuale a sottoporsi a CABG più terapia medica ( gruppo CABG, 610 pazienti ) o alla sola terapia medica ( gruppo terapia medica, 602 pazienti ).

L'esito primario era la morte per qualsiasi causa. I principali esiti secondari comprendevano morte per cause cardiovascolari e morte per qualsiasi causa o ospedalizzazione per cause cardiovascolari.

La durata mediana del follow-up, tra cui l'attuale studio di follow-up esteso, era di 9.8 anni.

Un evento di esito primario si è verificato in 359 pazienti ( 58.9% ) nel gruppo CABG e in 398 pazienti ( 66.1% ) nel gruppo di terapia medica ( hazard ratio con CABG vs terapia medica, HR=0.84; P=0.02 per log-rank test ).

In totale 247 pazienti ( 40.5% ) nel gruppo CABG e 297 pazienti ( 49.3% ) nel gruppo di terapia medica sono morti per cause cardiovascolari ( HR=0.79; P=0.006 per log-rank test ).

La morte per qualsiasi causa o l’ospedalizzazione per cause cardiovascolari si è verificata in 467 pazienti ( 76.6% ) nel gruppo CABG e in 524 pazienti ( 87.0% ) nel gruppo di terapia medica ( HR=0.72; P minore di 0.001 per log-rank test ).

In una coorte di pazienti con cardiomiopatia ischemica, i tassi di morte per qualsiasi causa, morte per cause cardiovascolari e morte per qualsiasi causa o ospedalizzazione per cause cardiovascolari sono risultati significativamente più bassi nell’arco di 10 anni tra i pazienti sottoposti a CABG in aggiunta alla terapia medica rispetto a coloro che hanno ricevuto la terapia medica da sola. ( Xagena2016 )

Velazquez EJ et al, N Engl J Med 2016; 374: 1511-1520

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