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La vitamina D e la malattia cardiovascolare: l’evidenza è robusta ?


La carenza di vitamina D, prevalente nel 30-50% degli adulti nei Paesi sviluppati, è in gran parte dovuta alla produzione cutanea inadeguata che deriva da una ridotta esposizione alla luce solare, e in misura minore da bassa assunzione di livelli di vitamina D.

I livelli sierici di 25-Idrossivitamina D ( 25-OH-D ) inferiori a 20 ng/mL stanno ad indicare una carenza di vitamina D; i livelli superiori a 30 ng/mL sono considerati ottimali.

Mentre le funzioni endocrine della vitamina D correlate al metabolismo osseo e alla omeostasi degli ioni minerali sono stati ampiamente studiati, evidenze epidemiologiche robuste suggeriscono anche una stretta associazione tra carenza di vitamina D e la morbilità e la mortalità cardiovascolare.

Studi sperimentali hanno dimostrato nuove azioni dei metaboliti della vitamina D in cardiomiociti e cellule endoteliali e cellule muscolari lisce vascolari.

Bassi livelli di 25-OH-D sono associati a ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione vascolare, e attivazione del sistema renina - angiotensina.

Nonostante un grande corpo di evidenza sperimentale trasversale e prospettica riguardo alla carenza di vitamina D nella patogenesi delle malattie cardiovascolari, una relazione causale rimane da stabilire.

Inoltre, non sono stati stabiliti i benefici cardiovascolari della normalizzazione dei livelli di 25-OH-D nei soggetti senza malattia renale o iperparatiroidismo.

Studi randomizzati sulla terapia di sostituzione della vitamina D, utilizzando gli endpoint cardiovascolari, forniranno prove necessarie per determinare il suo ruolo nella protezione cardiovascolare. ( Xagena2013 )

Al Mheid I et al, Eur Heart J 2013 ; 34 : 3691-3698

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